Elaborazione del lutto. Il caso del progetto “I Met You”

Elaborazione del lutto. Il caso del progetto “I Met You”

In questi giorni si sta parlando di un video che ha fatto molto scalpore, che unisce la realtà virtuale a un tema molto delicato e spesso poco affrontato: la morte di una persona cara e l’elaborazione del lutto.

Un’emittente sudcoreana, la Munhwa Broadcasting, ha realizzato il progetto “I Met You” (“Ti ho incontrato”), che ha permesso a Jang Ji-sung di “incontrare” la figlia, scomparsa nel 2016 all’età di 7 anni a causa della leucemia, grazie a un uso innovativo delle tecnologie appartenenti alla realtà virtuale.
Attraverso un breve video-documentario, circolato sul web, è possibile vedere la donna interagire con la figlia defunta, grazie a un casco virtuale e a guanti dotati di sensori.
Nel video si vede la mamma accarezzare la bambina e parlare con lei, in un ambiente sereno, tra prati verdi e alberi. Il video termina con una festa di compleanno, di fronte a una torta con le candeline, sotto il cielo stellato.

Anche se la morte è parte integrante della vita, perdere una persona a noi cara è certamente una delle esperienze più dolorose, soprattutto se si tratta di un figlio, poiché la perdita viene vissuta come un evento che va al di là della natura delle cose.
E’ normale sentire la mancanza del defunto, desiderare di tornare indietro nel tempo per poter stare ancora in sua compagnia e fantasticare di poterlo incontrare di nuovo, per esempio nei propri sogni.

Fasi dell’elaborazione del lutto

Secondo la psichiatra svizzera Kubler Ross il processo di elaborazione di un lutto è composto da cinque fasi:

1. Fase della negazione o del rifiuto di quanto successo;
2. Fase della rabbia;
3. Fase della contrattazione o del patteggiamento, costituita dalla rivalutazione delle proprie risorse e dal riacquisto dell’esame di realtà;
4. Fase della depressione, in seguito alla consapevolezza dell’inevitabilità della morte;
5. Fase dell’accettazione del lutto, costituita dall’elaborazione della perdita.

Vivere un’esperienza come quella della mamma sudcoreana, che a un occhio inesperto potrebbe essere vista come positiva, può in realtà portare a conseguenze molto negative nel tempo.
Può compromettere infatti un’ottimale risoluzione delle fasi di elaborazione del lutto, prolungandole nel tempo, fino ad arrivare a un vero e proprio blocco del naturale processo di elaborazione e causando vissuti di destabilizzazione, dipendenza, delusione, dolore, depressione…
In questi giorni ho letto vari commenti sui social di persone che proverebbero subito questa esperienza, per poter stare ancora una volta con la persona amata. Ma questo è fortemente sconsigliato. Il nostro cervello fatica infatti a distinguere ciò che è reale da ciò che è vissuto all’interno di una realtà virtuale, soprattutto se così avanzata e realistica come “I Met You”.

Non sappiamo se e in che modo questo progetto proseguirà.

Quello che è certo è che purtroppo nulla può realmente riportare indietro i nostri defunti e quello che possiamo fare è avere fiducia nelle nostre risorse interiori, per affrontare al meglio il lutto, anche chiedendo aiuto a uno terapeuta esperto se non riusciamo a farlo da soli.
Esistono infatti varie tecniche psicoterapeutiche che possono sostenere e aiutare una persona nell’elaborazione del lutto, come per esempio la Terapia EMDR, utilizzata da sola o in abbinamento ad altre tecniche che, attraverso un lavoro su ricordi, emozioni, vissuti, ci permette di continuare a vivere serenamente la nostra vita nel ricordo, non più doloroso, dei nostri cari.