Questa storia racconta di una scimmia presa in trappola nella pece.
La pece viene usata spesso in Oriente, specie nelle cucine dei grandi monasteri, per fermare le scimmie impertinenti che vogliono rubare tutto il cibo destinato ai mendicanti.
La scimmietta intrappolata ha all’inizio solamente un piedino immerso nella pece, che è fortemente appiccicosa.
Se aspettasse di essere liberata, gli attendenti la riporterebbero nella foresta lontano dalle cucine, dandole in premio qualche banana.
Ma la scimmietta si agita e pensa troppo velocemente e troppe cose insieme. Va avanti e indietro con il pensiero e trova cento soluzioni al suo problema senza indagarne profondamente nessuna.
Così, mentre si agita, appoggia l’altra zampetta a terra, con il risultato di avere entrambi i piedini intrappolati nella pece!
Invece di acquietarsi e pazientare, continua a pensare vorticosamente a questo e a quello e, mentre è distratta dai propri pensieri che vorticano qui e lì, appoggia una manina e poi l’altra nella pece, fino a rimanerci del tutto intrappolata!
Potrebbe gridare e provare ad attirare l’attenzione degli attendenti alla cucina, e invece non smette di pensare a cento cose senza pazientare.
Finisce che poggia anche la fronte a terra, diventando completamente intrappolata nella pece!
La mente vagabonda è come la mente della scimmia, mentre la mindfulness serve a liberarci dalle trappole che, nella vita di tutti i giorni, ci fanno credere di essere ben svegli e in movimento, ma ci bloccano sempre negli stessi meccanismi che ci fanno sentire infelici.
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